Oratorio
Madonna della Luce

I dati storici cui si fa riferimento sono di provenienza, nella loro totalità, dell’Archivio della Canonica di San Secondo.
Fino alla conclusione del XIX secolo, il culto della Vergine Maria, già da tempo radicato nell’area, era devotamente praticato presso una piccola cappellina ubicata nella vigna voc. Luce alle falde del Monte Foce, lungo la strada: che da Gubbio conduce ad Umbertide.
Detto culto aveva preso inizio dalle pratiche di pietà rivolte da un piccolo gruppo di fedeli ad un’immagine della Vergine, affrescata su di un semplice muro, esposto alle intemperie. In seguito fu eretto un muro di protezione con porta, serratura e chiave, intorno all’immagine sacra. Poiché la dedizione al culto della Vergine si era inaspettatamente estesa, dopo il 1860 l’autorità ecclesiastica tutoria fondò un’apposita Pia Unione, collegata alla Canonica di San Secondo, ed i primi confratelli fecero costruire il piccolo oratorio con relativo altare, oggi parzialmente inglobato nel muro di recinzione dell’adiacente Villa Saldi.
L’interno, intonacato, è risolto molto semplicemente con una volta a botte raccordata all’imposta sulle murature laterali con una cornice in stucco, che prosegue anche sui lati corti, interrompendosi in corrispondenza della nicchia ad arco dell’altare e dell’ “occhio” circolare in controfacciata.
L’altare ligneo, dipinto, è addossato alla parete di fondo e nella nicchia soprastante è ospitato un dipinto ad olio su tela del XIX sec. Raffigurante la Vergine Maria. Il dipinto, opera e donazione alla Pia Unione del pittore eugubino Pietro Minelli, detto il Brollino, ripete l’iconografia della “Madonna Salus populi romani”, conservata sopra l’altare della Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore a Roma.
Sulla parete a sinistra della nicchia è collocato un crocifisso seicentesco; nei pressi di quest’ultimo, da un foro praticato nella volta, pende la corda della campana.